24 Novembre 2025

SANITÀ CALABRIA: CI SERVE POLITICA, NON MERA GESTIONE di Francesca Straticò

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SANITÀ CALABRIA: CI SERVE POLITICA, NON MERA GESTIONE
di Francesca Straticò

Con profondo rammarico, constatiamo che Palazzo Chigi ha scelto di lasciare ancora la sanità calabrese priva di guida, rinviando ogni decisione sul commissariamento, al “dopo voto”. Una sospensione che non è solo temporale, ma etica e istituzionale.
Grave è, sul punto, anche il silenzio della maggior parte della politica calabrese che, ancora una volta, si dichiara incapace di reagire ad una omissione che mina il diritto alla salute e la dignità dei cittadini.
Le dimissioni di Roberto Occhiuto da commissario alla sanità, hanno aperto un vuoto che non è solo amministrativo: è un vuoto di responsabilità. In una terra dove la sanità è, da anni, la principale criticità, questo stallo rischia di diventare una frattura democratica.
La sanità calabrese è passata da una crisi profonda, all’abbandono. E quando lo Stato abdica al suo dovere di garantire il diritto alla salute, non è solo la salute a essere compromessa: è la fiducia, la partecipazione, la democrazia. Ogni giorno, centinaia di calabresi lasciano la propria terra per ricevere cure altrove. Non si tratta di mobilità sanitaria di carattere eccezionale, ma di un esilio, praticato anche solo per accedere ad esami o fruire di terapie.
La spesa per la migrazione sanitaria ha superato i 300 milioni di euro annui. Ma il costo vero è umano: famiglie divise, pazienti soli, territori svuotati. Il commissariamento dura da oltre quindici anni. Doveva essere una misura temporanea, è diventato un regime permanente. Non è più tempo di gestioni tecniche. È tempo di scelte politiche e direttrici strategiche, occorre:
1. Spingere subito – e non all’esito della tornata elettorale- a valutare la reale necessità di proseguire il commissariamento e, solo se ritenuto indispensabile, prevedere un commissario tecnico realmente indipendente, con mandato a tempo limitato ed obiettivi misurabili. Una figura competente, esperta nella riorganizzazione di sistemi sanitari complessi. Non un gestore, ma un costruttore.
2. Istituire un’Autorità regionale per la trasparenza sanitaria, con accesso diretto ai dati delle aziende sanitarie, poteri ispettivi e obbligo di report trimestrali pubblici. La sanità deve essere leggibile, non opaca.
3. Riformare digitalmente la contabilità sanitaria: piattaforma unica interattiva, audit automatici, tracciabilità della spesa e delle prestazioni. Basta bilanci oscuri e gestioni analogiche. La tecnologia deve diventare strumento di controllo civico.
4. Riconvertire il PNRR in chiave territoriale: le Case di Comunità devono diventare presidi reali, con personale stabile, medicina di prossimità, telemedicina e infermieri di famiglia. Il modello deve essere quello delle “centrali di salute” adottato in Catalogna e Finlandia.
5. Avviare un piano straordinario per il personale sanitario: assunzioni mirate, incentivi per il rientro dei professionisti emigrati, formazione continua e valorizzazione delle competenze. Non bastano soluzioni tampone: serve una strategia anche di medio e lungo termine, diretta ad  attrarre e trattenere talenti e capacità.
6. Occorre realizzare una sanità ispirata da principi “olistici” che completi il soddisfacimento delle esigenze di cura, con quelle di prevenzione, di salubrità dei luoghi e delle aree, di tutela degli equilibri psicofisici e che affronti il rischio di patologie anche in chiave predittiva.
Nell’immediato, invece, serve :
– Riorganizzare le strutture ospedaliere e di primo intervento, valorizzando le specialità e sostenendo i reparti di riferimento. Adeguare il personale in quantità e qualità. Istituire turni e garantire la presenza di personale medico e paramedico per effettuare 24 ore su 24 gli esami indifferibili, almeno, sino allo smaltimento delle liste di attesa;

– Incrementare il trasporto in elisoccorso per le urgenze, garantendolo, soprattutto, alle aree interne e/o non adeguatamente collegate;

– Prevedere trasporto e accompagnamento gratuito per i pazienti fragili e/o non abbienti, non automuniti o privi di sostegno familiare.
Alla Calabria serve una visione politica prima che amministrativa. La sanità è il primo indicatore di qualità della vita, di giustizia sociale, di attuazione di principi democratici. Non può essere affrontata come una questione tecnica: va trattata come una priorità politica.
Non accetteremo più proposte di rattoppi. Chiediamo una rottura con le sterili liturgie del passato. Chiediamo una sanità che non sia più il simbolo del fallimento, ma il motore del riscatto. Una sanità che sappia accogliere, curare, preservare e proteggere. Che sia madre e non matrigna di una terra che ha voglia di crescere ed affrancarsi dalle logiche che l’hanno resa, per decenni, ostaggio di poteri censurabili, improduttivi e malefici.

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