13 Dicembre 2024

L’AREA DELLA “PETROSA” DI CASTROVILLARI, RICCA DI BIODIVERSITA’, POTREBBE DIVENTARE UNA OCCASIONE DI REDDITO ANCHE PER LE GIOVANI GENERAZIONI

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di Luigi Gallo() ()Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura Calabrese (ARSAC) – Ce.D.A. n.2 – Castrovillari (CS)

L’area comunemente denominata “Petrosa” che comprende più contrade limitrofe, è situata in agro del comune di Castrovillari in Provincia di Cosenza a nord del centro abitato. Dalle prime indagini effettuate in seguito all’Accordo di Collaboazione tra Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura Calabrese (ARSAC) e Comune di Castrovillari, risulta che è ricca di biodiversità naturale e agricola e, per queste ragioni, per evitare l’abbandono e il degrado, è necessario
valorizzarla, a partire dal rilancio delle attività agricole che oggi, in parte, sono ancora in atto. L’area ha una sua storia agricola, in quanto, nella tradizione fino agli anni 80 del secolo scorso, vi erano delle aziende cerealicole-zootecniche, con la presenza di allevamenti bovini e ovicaprini. I terreni
venivano utilizzati prevalentemente per la coltivazione di cereali a paglia (Frumento, Orzo, Avena, ecc.), oltre che erbai e alcuni legumi quali ceci e fave, sia da foraggio che per l’alimentazione umana.
Il frumento era destinato all’alimentazione umana, mentre, l’orzo, l’avena e l’erbaio per uso zootecnico. Nell’area, sono presenti alcune sorgenti di acqua. La Sorgente “Santo Iorio”, con maggiore portata, nella tradizione veniva utilizzata anche per uso irriguo di colture orticole. La Sorgente “Curnice” con minore portata, veniva utilizzata sia come acqua potabile che per abbeverare il bestiame in appositi manufatti (abbeveratoi). In particolare, la sorgente Santo Iorio, se
opportunamente sistemata è tuttora utilizzabile allo stesso scopo. Vi è la presenza di grotte che nella tradizione venivano utilizzate, oltre che dagli allevatori residenti come ricoveri degli ovicaprini,
anche come stazionamento intermedio, durante il percorso della transumanza di altri allevatori provenienti prevalentemente dai comuni di Viggianello e San severino Lucano in Provincia di Potenza che, d’inverno, portavano il bestiame nel territorio dei comuni di Castrovillari, Cassano, Spezzano Albanese e Altomonte in Provincia di Cosenza. Attualmente, l’area della Petrosa è in uno
stato di semiabbandono, in parte è utilizzata a pascolo non controllato, qualche coltivazione di frumento e qualche coltura arborea come il mandorlo. Il Comune di Castrovillari, con la forte volontà e determinazione dell’Assessorato allo Sviluppo Economico, intende valorizzare quest’area a
partire proprio dai terreni di proprietà comunale che vuole concedere ad agricoltori interessati alla coltivazione, attraverso bando pubblico, evitando così l’abbandono e il degrado. Da qui la necesità dell’accordo di collaborazione con l’ARSAC. La valorizzazione e il rilancio di specie ed ecotipi locali
nell’area della Petrosa, oltre alla salvaguardia della biodiversità, permette di rilanciare l’agricoltura di nicchia e ciò potrebbe rappresentare una occasione di integrazione dei redditi agricoli e/o la creazione di nuovi redditi anche per le giovani generazioni. Alcune superfici di proprietà Comunali,
poste a monte dell’autostrada A2 sono boscate con specie forestali sia conifere che latifoglie di
diversa età. Questo bosco ha bisogno di interventi colturali ma è necessario il piano di gestione forestale per il quale il Comune si è già attivato. I terreni semitivi sono utilizzabili, oltre che per il pascolo regolamentato, anche per le coltivazioni, escludendo, ovviamente, le superfici che attualmente sono sottoposte a vincoli diversi (superfici percorse dal fuoco, ecc.) e superfici non utilizzabili per altri motivi e in attesa di recupero e/o bonifica (presenza di cave abbandonate, presenza di rifiuti, ecc.). Le colture che si possono praticare in detti terreni, sono tutte quelle della
tradizione come frumento, orzo, avena, i legumi sopra citati, ecc.. Il rilancio della coltivazione del fumento nell’area, in questo preciso momento storico, potrebbe assumere particolare importanza per il perdurare della criti bellica in Ucraina, in quanto il nostro paese, come è noto, importa questo cereale anche da Ucraina, Russia e altri paesi dell’Est Europa. Tra le colture arboree abbiamo il
mandorlo (Amydalus communis L.) che è presente da sempre nella zona, anche se marginalmente, sia come piante singole che come piccoli impianto arborei. E’ una specie che possiamo definire rustica, ha un apparato radicale molto esteso e profondo. Questa caratteristica gli consente di essere
coltivato anche in terreni difficili e con scarsa disponibilità di acqua. Il rilancio della coltivazione del mandorlo in quest’area è importante anche perchè i programmi attuali e futuri della Regione Calabria, prevedono, tra l’altro, di incentivare il comparto frutta in guscio compreso il mandorlo.
Nell’area crescono molte piante officinali spontanee. Per questo, tra le specie di piante officinali che si possono coltivare, a seconda delle esigenze agronomiche di ognuna e degli aspetti economici – richiesta di mercato, prezzo, possibile reddito, ecc. – abbiamo quelle che già si coltivano nel territorio del Pollino e marginalmente anche nella stessa area: Menta, Lavanda, Origano, Timo, Elicriso, Issopo, Iperico, Melissa, Meliloto, Rosmarino, Finocchio selvatico, Camomilla, Malva,
ecc.. I risultati economici che si possono ottenere sono diversi da specie a specie e variano a seconda del microambiente pedoclimatico e dall’andamento climatico dell’annata. Alcune dei prodotti di queste piante, commercialmente, hanno già una filiera, altri invece, a seconda del grado di
trasformazione, anche se hanno piu difficoltà per la vendita, sono collocabili in un mercato locale in espansione.. Per quanto riguarda gli aspetti agronomici relativi alla coltivazione di alcune di queste specie, essendo la maggior parte colture poliennali, prima dell’impianto, può essere utile approfondire le conoscenze mediante analisi chimica del terreno, oltre che accertare la eventuale disponibilità di acqua all’impianto. Tra le altre specie adatte alla coltivazione nel territorio in esame vi è la Ginestra (Spartium Junceum). Questa specie, della quale ci stiamo occupando con uno studio
specifico, tipica della macchia mediterranea, utilizzata per la estrazione della fibra, come è noto a tutti, cresce spontanea anche nel territorio della Calabria e del Pollino compresa l’area della Petrosa.
E’ una leguminosa ed ha un grande valore ambientale in quanto le radici, sviluppano dei tubercoli come conseguenza del rapporto di simbiosi con i batteri del genere Rhizobium, che sono in grado di fissare l’azoto gassoso atmosferico trasformandolo in forme nitriche e ammoniacali facilmente assimilabile dalle piante e forniscono una discreta dotazione di azoto nel terreno a disposizione di
eventuali altre colture che seguono. In altre parole, la ginestra, come tutte le leguminose, fornisce, una concimazione azotata naturale, gratuita, a impatto ambientale nullo ed alternativa alla concimazione azotata minerale fatta con prodotti chimici di sintesi, la cui produzione, trasporto e distribuzione si tradurrebbe in emissione di anidride carbonica nell’ambiente. Inoltre, il tipo di radice robusta e profonda ha un effetto conservativo dei suoli agricoli in quanto, penetrando in profondità, mantiene una buona struttura del terreno, facilitando la penetrazione dell’acqua, limitandone così il
ruscellamento e preservandolo anche dall’erosione e da altri fenomeni di degrado. Il ciclo della Ginestra, spontanea o coltivata, quando si conclude, lascia le condizioni pedologiche e ambientali migliori di come le ha trovate. Altra attività che si potrebbe inserire nell’area è l’Apicoltura, in
quanto, non solo è compatibile e produttiva ma, le api, proprio per il ruolo speciale che svolgono come insetti pronubi, sono utili per l’impollinazione delle varie specie presenti, soprattutto del mandorlo. Considerata la peculiarità dell’area della Petrosa, potrebbe essere valorizzata dal punto di
vista paesaggistico anche in ambito di pianificazione territoriale comunale PSC, ecc. e, al fine di integrare il reddito di piccoli coltivatori, si potrebbero prevedere degli itinerari e dei percorsi didattici
che comprendono anche il consumo e/o l’acquisto sul posto dei futuri prodotti dell’agricoltura, sia tal quali che trasformati (fattorie sociali, didattiche, ecc.). Considerando le possibili realtà economiche che si possono creare nell’area, con lo scopo di promuovere consapevoli iniziative imprenditoriali degli agricoltori interessati, come abbiamo sempre fatto nel corso degli anni ed anche
più recentemente, oltre all’assistenza tecnica dei singoli, possiamo programmare azioni formative specifiche, dirette a giovani agricoltori, svolgendo seminari riguardanti le tecniche di coltivazione delle specie erbacee ed arboree consigliate, i possibili risultati economici, ecc..

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