Sulle tracce di Gian Burrasca spettacolo teatrale inclusivo
Quando l’Arte promuove la dignità e crescita umana. “ Sulle tracce di
Gian Burrasca ” è uno spettacolo teatrale inclusivo, realizzato da
operatori, ragazzi e volontari del Centro Diurno del Centro di Salute
Mentale di Castrovillari- ASP Cosenza , che sabato 20 dicembre, dalle
ore 18,30 , verrà offerto al pubblico, nel teatro Sybaris, presso il
Protoconvento francescano, ubicato nel rione Civita, per affermare e
rilanciare ancora che “ la vita è una cosa meravigliosa ” e, quindi,
bisognosa, di quello Sguardo, l’uno sull’altro, che sappia abbracciare la
persona per quella che veramente è : un bene enorme, unico, prezioso,
irripetibile ed espressione di dignità, rispettabilità, capacità nonché urgente
d’amore ed attenzione. Valori e concetti che l’arte, in ogni sua forma, ha
sempre voluto declinare nelle sue varie forme, coniugandolo ovunque.
Un netto e forte messaggio che il Centro Diurno ripropone ( grazie al
Servizio Sanitario Regionale con il patrocinio del Comune e sostegno della
Lambretta Club e la Gas Pollino ) e vuole dare ogni anno nei suoi eventi
espressivi per significare che il valore irriducibile di ognuno e, più di tutti,
di chi è fragile nel corpo e nella mente, non ha diseguaglianze.
Da qui la scelta della rappresentazione del raccolto in programma che
vuole aiutare a trasmettere questo messaggio di umanità piena, preziosa e
imprescindibile che arricchisce chi riceve e chi dà.
Suscitato dal famoso Giornalino di Gian Burrasca e prodotto, nel 1964, per
la televisione con la pirotecnica Rita Pavone che interpretava l’irrequieto
Giannino Stoppani ( il quale ne faceva di tutti i colori per catturare
l’attenzione degli adulti che spesso non sanno immedesimarsi nei più
piccoli ) il cui motto era “la vita è una cosa seria” richiamando, così, i
grandi che, spesso, disattenti, non comprendono quanto esprimono i più
piccoli nelle loro più svariate forme e come narrano marachelle, ribellioni
e coloratissime avventure nel famoso giornalino su cui si propone lo
spettacolo.
Questo evidenzia la necessità dell’importanza di dare ascolto a quell’
“aiuto” spesso celato da una impossibilità non voluta di gridare il proprio
bisogno o rappresentare la propria incapacità di porsi che non può essere
ripagata con la pretesa.
Ed allora ecco il gesto che, attraverso i talenti di ciascuno, apre, suscita,
mette in relazione e fa cambiare atteggiamenti, tensione, mettendo in gioco
un lavoro d’insieme che viene presentato, con la riduzione scenica, a
conclusione di un cammino svolto e accompagnato, ogni anno, per far
crescere: per dire e ribadire che questo cambiamento è possibile- come ci
testimoniano i fatti- se aiutato in una trama di rapporti, sempre necessari
per la vita di chiunque.
Una prossimità condivisa, diffusa e inclusiva è la continua condizione,
metodo ed approccio scommessi- ci chiarirà ulteriormente lo spettacolo-
per comprendere che ciascuno ha necessità di quell’abbraccio vero,
insopprimibile perché costitutivo dell’essere umano, oltre la terapia,
sinonimo di trasmissione di sentimenti, emozioni, per raggiungere gli
angoli più profondi dell’animo: il vero Cuore di ognuno, quello che urge di
felicità e radicato nella nostra stessa natura umana.
Ecco perché la bontà dell’appuntamento e l’importanza di partecipare ed
essere presenti ed attenti a questo spettacolo di libertà- come hanno tenuto
a scrivere gli operatori- che vuole valorizzare il buono e bello che è
presente in ognuno e che si rimodula e si accresce sorprendendo e
stupendo nel percorso pensato per i ragazzi del centro.
Tutto è centrato sul dare più significato alla loro vita- ma anche a quella di
ogni singolo – e interrogare ciascuno sulla realtà- a cui spesso volgiamo le
spalle – e su quello che propone continuamente per essere affrontata e per
dare vero significato e gusto all’esistenza che anche Gian Burrasca, nel suo
essere, e con proprie connotazioni e chiavi di lettura richiama, indicando
dove, come e quando riconoscere gioia e luce negli occhi dell’altro. Una
traccia da seguire grazie ad orme che lascia pure l’arte ricordando che
inclusione è l’incontro che accende la speranza.