MEZZOGIORNO FEDERATO: UN PROGETTO CHE GUARDA ANCHE ALLE AREE INTERNE di Francesca Straticò

MEZZOGIORNO FEDERATO: UN PROGETTO CHE GUARDA ANCHE ALLE AREE INTERNE
di Francesca Straticò
Nei giorni scorsi ho attraversato alcune aree interne della Calabria. Luoghi straordinari, scolpiti dal tempo e forgiati dal destino di chi li abita. Posti in cui l’odore della legna arsa resiste al caldo torrido dell’estate, dove i balconi si ornano di filari di peperoni rossi ed il profumo del basilico si confonde con quello del bucato steso al sole. Vallate immense, dominate da una natura selvaggia e inviolata, che accolgono lo sguardo e lo restituiscono più ampio. E poi il silenzio. Un silenzio che non evoca vuoto. Patrimonio immenso, fragile e potente. Balsamo per lo spirito e culla di serenità.
È impensabile che questi luoghi dissolvano il loro fascino nel legittimo grido dei giovani che invocano futuro. Ed è profondamente ingiusto immaginare che la loro bellezza si spenga per mancanza di opportunità. Le aree interne non sono margini da colmare, ma centri vitali di identità, cultura e potenziale. Vanno connesse al mondo, alla modernità, al progresso. Ma non con interventi frettolosi, né con progetti indifferenti alla loro natura. Non con la superficialità di chi non ne conosce la storia, il senso, le speranze.
Occorre pensare alle aree interne non come a un problema da risolvere, ma come a un’opportunità infungibile. Perché il riscatto della Calabria può nascere proprio da qui. Da questi luoghi che custodiscono la verità profonda di ciò che siamo.
È qui che una politica intelligente e visionaria deve trovare terreno fertile per far germogliare la nuova narrazione della Calabria e del Mezzogiorno. Qui, dove la comunità è ancora viva, dove il senso di appartenenza è forte, dove la bellezza è sostanza e non decorazione.
Qui si può costruire un modello di sviluppo che non imita, ma innova. Che non cancella, ma valorizza. Che non sfrutta, ma restituisce. Ed è su questa idea che deve fondarsi il progetto di un Mezzogiorno Federato: non come somma di debolezze, ma come alleanza di territori consapevoli della propria forza.
Il Mezzogiorno non deve cedere alla tentazione di somigliare ad altro. Deve diventare pienamente se stesso: adeguatamente innovato per affrontare il futuro, ma profondamente rispettoso del proprio presente. I necessari interventi infrastrutturali, che favoriremo, devono coesistere con ciò che siamo e vogliamo continuare a essere.
Il Mezzogiorno non è solo una porzione geografica: è una condizione culturale, un modo di vivere, una grammatica dell’anima pronta a suggerire nuovi linguaggi all’Italia, all’Europa, al Mediterraneo. È genio, bellezza, contraddizione, tenacia. È un patrimonio che non può essere sepolto nell’asfalto né racchiuso in ingranaggi meccanici.
In questo quadro, gli articoli 116 e 117 della Costituzione offrono strumenti preziosi per costruire collaborazioni virtuose sovraregionali capaci di generare sviluppo ed impedire disgregazione. Ecco, tra le molte altre, tre proposte concrete di Mezzogiorno Federato e Spazio Innovazione che potrebbero trovare piena efficacia attraverso l’adozione del nostro progetto federativo:
- Istituzione di Poli di Innovazione Rurale: centri di ricerca e sperimentazione applicata nei borghi e nelle aree interne, dedicati all’agroecologia, alla bioeconomia mediterranea e alla valorizzazione delle risorse locali. Un modello che unisce sapere scientifico e tradizione, generando occupazione qualificata e filiere sostenibili.
- Sistema di Fiscalità di Prossimità: una riforma fiscale territoriale che consenta alle aree interne di trattenere una quota delle entrate generate localmente per reinvestirle in servizi essenziali, mobilità intelligente e rigenerazione urbana. Un meccanismo di equità che premia la resilienza e stimola la permanenza.
- Scuole di Civiltà Mediterranea: percorsi formativi interregionali, diffusi nei piccoli comuni, che integrano cultura, artigianato, lingua, storia e nuove tecnologie. Un modo per educare alla cittadinanza attiva, rafforzare l’identità e formare nuove generazioni capaci di trasformare il Mezzogiorno in un hub culturale e geopolitico del Mediterraneo.
Se il Mezzogiorno saprà federarsi su questa visione, con queste ed altre proposte — non come copia di altro, ma come dettaglio incisivo di una diversa modernità — potrà finalmente diventare ciò che è destinato a essere: un laboratorio di progresso fondato su rispetto, equilibrio e umanità.
Un luogo dove la politica non si limita a gestire, ma osa immaginare.Dove il futuro non è una promessa astratta, ma una costruzione concreta. Dove il passato non è un peso, ma una radice che genera nuova vita e nuovo slancio.
Federare il Mezzogiorno non significa solo unire intenti.
Significa scegliere un modello di cooperazione attenta prima che diretta, rispettosa prima che efficace.
Chi saprà riconoscere questa missione non governerà solo una terra: accompagnerà un popolo a scrivere il nuovo capitolo di una storia che, da troppo tempo, attende di essere raccontata con parole nuove, e finalmente giuste.