“Milan, guarda l’Inter per capire cosa vuol dire competere”

Ma davvero il Milan vuole fare la fine dell’Inter?” Magari.
Già, magari. Perché oggi, quella che una volta era una minaccia da evitare… somiglia tanto a una strada da seguire.
A Casa Milan, va tutto bene? I report parlano di strategia, numeri in ordine, visione a lungo termine. Ma qualcosa non torna.
È appena finita una semifinale di Champions. E indovinate chi ci va ancora in finale? L’Inter. Seconda volta in tre anni. La stessa società che, si diceva, era vicina al baratro. Quella che “senza soldi non andrà lontano”. E invece…
Rinnovi pesanti ai giocatori chiave. Continuità tecnica. Un gruppo coeso. Una direzione sportiva che ha una linea chiara, sa dove andare e ci arriva. Gerarchia forte, ruoli precisi. Non servono invenzioni, basta saper fare calcio. Quello vero.
Perché sì, l’Inter oggi fa quello che il Milan faceva una volta: punta in alto e ci arriva. Parla di vittoria e la cerca. Costruisce una rete di protezione fatta di comunicazione efficace, relazioni solide e una presenza politica forte. Un ambiente che li sostiene, anche quando le cose non vanno benissimo.
E il Milan sembra oggi uno spettacolo di cui prima era il protagonista assoluto. Un club che rincorre i conti, ma si allontana dalla competitività. E no, non è più solo una questione economica: perché i risultati portano soldi. Tanti. Basta guardare i ricavi della Champions. O quelli del Mondiale per Club.
Eppure, sono passati mesi da quel famoso studio di Harvard che raccontava il “modello Milan” di RedBird come caso virtuoso. Gerry Cardinale disse: “L’Inter ha vinto lo scudetto e poi è andata in bancarotta. È questo che vogliamo?”
Beh, oggi quella frase fa sorridere. Perché se il prezzo da pagare per tornare ad essere grandi è quello… forse sì. Forse è proprio quello il “male necessario”.
Perché nel calcio, chi comanda non è il bilancio. È il campo.
A cura di Giada Bruno